Un recente studio svela una verità inaspettata: la scelta più sicura per bere acqua potrebbe non essere quella che immagini, ecco il maggiore responsabile della contaminazione da microplastiche.
Vetro o plastica? Sembrava una scelta ovvia, una di quelle cose che fai senza nemmeno pensarci due volte. Vetro, sicuramente meglio della plastica. Più sano, più elegante, più ecologico o almeno così ci hanno sempre detto. Proprio quando pensavamo di aver trovato l’alternativa giusta, ecco che arriva uno studio a rovesciare il tavolo e a lasciarci con la bottiglia mezza piena di dubbi.

È una di quelle notizie che ti fanno inarcare il sopracciglio, quelle che ti spingono a rileggere il titolo, giusto per essere sicuro di aver capito bene. Perché quando si parla di acqua, e soprattutto di microplastiche, la faccenda diventa subito seria, anche se apparentemente invisibile.
Siamo talmente abituati a pensare che la plastica sia il nemico numero uno da non accorgerci che, forse, a volte stiamo bevendo qualcosa di peggio proprio dalla bottiglia che ci sembrava più sicura. Ma allora com’è possibile che sia proprio il vetro a risultare più contaminato? E soprattutto, da dove arrivano queste microplastiche? Le risposte sono meno ovvie di quanto sembri, e forse anche un po’ inquietanti. Vale la pena capirci qualcosa in più.
Microplastiche nel bicchiere: tutta colpa dei tappi
Sembra assurdo ma è così. Secondo una recente ricerca condotta in Francia, l’acqua imbottigliata nel vetro conterrebbe una quantità di microplastiche ben più elevata rispetto a quella nella plastica. Non è il vetro il problema, sono i tappi. Proprio quei piccoli elementi a cui nessuno dà mai troppa importanza.

I ricercatori hanno analizzato diversi tipi di bevande confezionate in bottiglie di vetro, plastica e lattine. E sorpresa: è nel vetro che hanno trovato più microplastiche. La causa? I tappi a vite, spesso rivestiti di vernice o plastica che, con il tempo e durante il trasporto, si graffiano liberando minuscole particelle che finiscono nel liquido. Semplice, quasi banale, ma sufficiente a compromettere la purezza dell’acqua che beviamo.
Non parliamo di numeri esagerati, ma nemmeno trascurabili. L’acqua in bottiglia di vetro contiene in media circa 4 o 5 particelle per litro, mentre quella nella plastica si ferma a 1 o 2. Il che, già di per sé, è abbastanza per farsi venire qualche perplessità la prossima volta che si fa la spesa.
E pensare che per anni abbiamo demonizzato la plastica. Certo, resta un problema ambientale gigantesco, ma almeno da un punto di vista di contaminazione diretta potrebbe non essere il peggiore dei mali. Le bottiglie di plastica infatti rilasciano meno microplastiche rispetto a quelle in vetro, perlomeno secondo questi ultimi dati.

I ricercatori non hanno stabilito se le quantità trovate rappresentino un rischio per la salute, ma il punto è un altro: le microplastiche sono ovunque, e ogni piccolo gesto conta. Ci finiscono nel sangue, nei polmoni, e sono state trovate persino nel cervello. Il che, francamente, non è un pensiero rassicurante.
Il lato positivo? Qualcosa si può fare. I produttori potrebbero adottare tecniche semplici come il lavaggio dei tappi con acqua e alcol o un bel soffio d’aria prima di imbottigliare, e già così si ridurrebbero notevolmente le particelle presenti.
E noi, da parte nostra, potremmo iniziare a guardarci attorno con più attenzione, magari scegliendo bottiglie con chiusure più sicure o tornare a fidarci dell’acqua del rubinetto, magari filtrata. Quando si tratta di bere, meglio sapere cosa c’è nel bicchiere.