Truffe online, le banche non te lo diranno mai: anche se la colpa è tua devono sempre risarcirti, ecco come fare

Cadere vittima di truffe online non è difficile, in alcuni casi la banca ha il dovere di risarcire il cliente. In altri no.

Per avere un’idea di quante truffe online circolino sul web basta aprire l’e-mail. Bonus, pagamenti, vincite sono diversi i modi che i malintenzionati utilizzano per far cadere nella trappola ignare vittime. Chi non sa distinguere finte comunicazioni da quelle reali può perdere molti soldi, anche migliaia di euro.

Computer con teschio
Truffe online, le banche non te lo diranno mai: anche se la colpa è tua devono sempre risarcirti, ecco come fare (Retisocialinaturali.it)

L’obiettivo dei criminali informatici è rubare dati sensibili di ignare vittime e usarli per raggiungere biechi scopi come può essere l’accesso fraudolento al conto corrente per svuotarlo più o meno lentamente. Le banche dovrebbero garantire un certo livello di sicurezza in modo tale che i malintenzionati non possano entrare nei conti dei clienti a meno che non siano in possesso di PIN e Password per l’autenticazione.

Dove riescono nell’intento di rubare denaro significa che si è verificato un problema di diffusione di queste informazioni sensibili. Capire l’origine del problema è fondamentale per sapere se si avrà diritto o meno al rimborso dei soldi perduti a causa di una truffa online.

Quando la banca deve risarcire il correntista

La direttiva generale è che la responsabilità di una frode è della banca e, dunque, questa è costretta a risarcire il cliente. Diverse sentenze, però, hanno puntualizzato che tale direttiva viene seguita solamente se la truffa era articolata e sofisticata. In caso di raggiro grossolano la colpa ricadrà sul correntista e l’istituto di credito non dovrà pagare alcun rimborso.

mani su computer e foglettino
Quando la banca deve risarcire il correntista (Retisocialinaturali.it)

L’onere della prova spetta alla banca. Significa che l’istituto di credito dovrà dimostrare che la truffa è riconducibile ad una colpa grave del cliente per evitare di corrispondere il rimborso. Non è il correntista a dover dimostrare la sua innocenza.
Per capire a chi è riconducibile la colpa, dunque, bisognerà in primis capire se questa truffa era sofisticata e ben articolata (una chat identica a quella della banca, un numero clonato) o se dovuta ad un mancato aggiornamento dei sistemi di sicurezza. In entrambi questi casi la banca sarà responsabile dell’accaduto.

In caso di truffa grossolana, invece, basterà che la banca dimostri il comportamento ingenuo, negligente e colposo del correntista per evitare il rimborso. La colpa grave si riscontra se il cliente fornisce le sue credenziali inserendole in un sito chiaramente falso, comunica i codici al telefono o ignora segnali palesi di una truffa come errori grammaticali nell’email o l’url senza senso.

Nella decisione finale di erogare o meno il rimborso, infine, può contare anche l’età del correntista. I giovani dovrebbero essere più avvezzi alla tecnologia e saper riconoscere le truffe. La giovane età, dunque, potrebbe essere un’aggravante a carico del cliente.

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