Quanti anni minimi di contributi servono per la pensione? Cosa ti serve per richiedere subito l’assegno

La pensione si avvicina? Ma quanti anni di contributi servono realmente per poterla richiedere? Ecco la risposta che cercavi.

Un tema importantissimo è senza dubbio quello delle pensioni. Sono molti i cittadini che vorrebbero sapere quando si può fare richiesta. Un elemento fondamentale, e sul quale in molti non hanno le idee chiare, è quello degli anni di contributi necessari per andare in pensione in Italia.

sacca con scritta pension, soldi e calcolatrice
Quanti anni minimi di contributi servono per la pensione? Cosa ti serve per richiedere subito l’assegno – retisocialinaturali.it

Cerchiamo di rispondere a questa domanda in modo semplice e chiaro. Così facendo potrai fare due conti per capire quanto realmente manca a questo momento tanto agognato da moltissimi e che non sembra arrivare mai e poi mai.

Pensione, quanti anni di contributi servono?

Anzitutto bisogna chiarire che il sistema pensionistico nel nostro paese non prevede un’unica risposta riguardo i contributi pensionistici, poiché vi sono diverse vie d’uscita dal mondo del lavoro, a seconda dell’anzianità contributiva e di specifiche condizioni.

persona con mani su salvadanaio a forma di porcellino
Pensione, quanti anni di contributi servono?- retisocialinaturali.it

Il limite minimo assoluto per la pensione è di 5 anni di contributi, accessibile ai “contributivi puri” (chi ha iniziato a versare dopo il 1° gennaio 1996) al compimento dei 71 anni. Questa opzione è pensata per carriere brevi o discontinue. Un’alternativa, sempre con 5 anni di contributi (di cui 3 negli ultimi 5 anni), è l’assegno ordinario di invalidità o la pensione di inabilità totale per gravi problemi di salute che riducono la capacità lavorativa a meno di un terzo, indipendentemente dall’età.

Per la pensione di vecchiaia ordinaria, è necessario avere 20 anni di contributi e 67 anni di età, ma le Deroghe Amato consentono l’accesso con 15 anni di contributi se maturati entro il 31 dicembre 1992, se autorizzati ai versamenti volontari entro il 26 dicembre 1992, o se con almeno 25 anni di anzianità assicurativa e 10 anni lavorati in modo discontinuo. Con 25 anni di contributi, i contributivi puri possono anticipare l’uscita a 64 anni, a condizione che l’importo della pensione non sia inferiore a 3 volte l’Assegno sociale (2,8 o 2,6 volte per le donne con figli).

L’Ape sociale, confermata anche per il 2025 e riservata a disoccupati di lungo periodo, invalidi (almeno 74%), caregiver e addetti a lavori gravosi, permette il pensionamento a 63 anni e 5 mesi con 30 anni di contributi (36 per mansioni gravose, 32 per l’edilizia).

Opzione Donna, valida con 35 anni di contributi maturati entro il 31 dicembre 2023 (o 2024 per il 2025), consente alle lavoratrici di andare in pensione a 61 anni (o 60 con un figlio, o 59 con due figli) se caregiver, invalide (almeno 74%) o lavoratrici licenziate/in crisi aziendale (con 58 anni in quest’ultimo caso).

Per chi ha maturato almeno 41 anni di contributi, sono disponibili diverse opzioni anticipate; quota 103 (confermata per il 2025) permette l’uscita a 62 anni; quota 41 che consente il pensionamento a 41 anni di contributi indipendentemente dall’età, ma è limitata ai “lavoratori precoci” (12 mesi di contributi prima dei 19 anni) che rientrano nelle categorie di disoccupati, invalidi (almeno 74%), caregiver o addetti a lavori gravosi. La pensione anticipata ordinaria richiede 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne.

Più anni di contributi significano una pensione più alta. Per chi non li raggiunge, l’Assegno Sociale offre un sostegno economico mensile a 67 anni, senza requisiti contributivi ma con limiti di reddito.

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