In tema pensioni non si può mai stare tranquilli. Arrivano pessime notizie per alcuni lavoratori che hanno maturato contributi prima del 1996.
Il 1996 è l’anno che definisce il sistema di calcolo utilizzato per l’assegno pensionistico. Il momento in cui si sono iniziati a versare contributi è fondamentale per capire se il conteggio sarà più o meno svantaggioso. Solitamente è un bene aver iniziato a lavorare prima del 1° gennaio 1996 ma non per tutti.

In Italia ci sono tre diversi sistemi di calcolo della pensione, retributivo, misto e contributivo. Senza scendere nei dettagli il più vantaggioso dei tre è quello retributivo dedicato a chi ha maturato oltre 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995. Tiene conto della media delle retribuzioni degli ultimi anni di lavoro – solitamente quelle più redditizie – e non dei soli contributi come il sistema contributivo dedicato a chi ha iniziato a maturare contributi dal 1996 in poi.
I giovani lavoratori sono preoccupati dal fatto che a loro toccherà proprio il terzo metodo di calcolo. Il divario che comporta tra stipendio e pensione, infatti, è importante. Anche diverse centinaia di euro. Come potrebbero mai, dunque, essere svantaggiati coloro che hanno iniziato a lavorare prima del 1996?
Contributivi puri, il vantaggio rispetto chi ha iniziato a lavorare prima del 1996
I lavoratori che hanno iniziato a versare contributi prima del 1996 devono rispettare il requisito contributivo di venti anni per andare in pensione di vecchiaia. Questa si raggiunge, infatti, a 67 anni con 20 anni di contribuzione maturata. La condizione è derogabile solo per chi ha maturato 15 anni di contributi alla data 31 dicembre 1992, è stato autorizzato dall’INPS a versare la contribuzione volontaria al 31 dicembre 1992 o ha un’anzianità assicurativa di minimo 25 anni e almeno 10 anni in cui non sono state versare 52 settimane contributive.

Parliamo delle tre deroghe Amato che permettono il pensionamento con soli 15 anni di contributi. Sono pochi, però, i lavoratori che rientrano in una delle tre deroghe. Per tutti gli altri non arrivare a 20 anni di contributi significa perdere il diritto alla pensione. Nemmeno 19 anni e qualche settimana permettono il pensionamento e tutti i contributi versati svaniranno. Diverso, invece, per i contributivi puri.
Chi ha iniziato a lavorare dal 1996 in poi e non raggiunge i 20 anni di contributi necessari per la pensione di vecchiaia può continuare a lavorare fino ai 71 anni di età e anche solo 5 anni di contributi basteranno per assicurarsi un assegno mensile che sicuramente sarà basso ma almeno i contributi non andranno sprecati. L’unica possibilità per chi ha iniziato a lavorare prima del 1996 è il computo della Gestione Separata avendo altri contributi maturati in diverse gestioni accettando, però, il sistema di calcolo contributivo.