Si può andare in pensione a 67 anni ma le modalità di accesso sono tre, diverse in base ai contributi versati.
La pensione di vecchiaia in Italia si raggiunge a 67 anni di età e con minimo 20 anni di contributi. Una stessa misura ma accessibile con tre diverse modalità che comporteranno un assegno pensionistico differente. Bisogna capire qual è la strada da percorrere in base alle proprie caratteristiche.

Elemento chiave del pensionamento in Italia è il numero di contributi maturati. Dalla contribuzione, infatti, dipenderà l’importo sull’assegno e la modalità di pensionamento. Inutile dire come bisognerà puntare ad accumulare più anni di contributi possibile per aumentare la somma percepita mensilmente e avere l’opportunità di accedere al pensionamento anticipato.
Certo è che anticipare la pensione significa rinunciare ad anni di contributi e, quindi, accettare una pensione più bassa rispetto quella che si percepirebbe attendendo i 67 anni. Ecco perché tanti lavoratori aspettano di maturare i requisiti della pensione di vecchiaia per lasciare il mondo del lavoro. Anche in questo caso, però, la strada da seguire non sarà unica per tutti i lavoratori. Tutto dipende da quanti contributi si sono versati entro determinati anni.
Tre modalità di pensionamento a 67 anni
A 67 anni di età e con 20 anni di contributi si raggiunge la pensione di vecchiaia nel 2025 e sarà così anche nel 2026. I lavoratori che hanno iniziato a versare contributi prima del 1996 rientreranno nel sistema di calcolo retributivo o misto con i contributi maturati dal 1996 in poi rientranti nel calcolo contributivo. Avendo maturato al 31 dicembre 1995 almeno 18 anni di contributi allora il calcolo retributivo si estende fino al 31 dicembre 2011.

Il secondo caso riguarda i contributivi puri, coloro che hanno iniziato a versare contributi dopo il 1996 ossia dopo l’entrata in vigore della Riforma Dini. Rientrano completamente nel sistema contributivo e oltre ai 67 anni di età e ai 20 anni di contributi esiste un altro requisito da soddisfare. L’assegno pensionistico maturato dovrà essere pari o superiore all’imposto dell’assegno sociale che nel 2025 ammonta a 538,69 euro.
Una soglia apparentemente bassa ma ricordiamo che i contributivi puri non hanno diritto ad integrazioni al minimo (almeno fino ad ora) né alle maggiorazioni sociali. L’importo della pensione dipende solamente dai contributi effettivamente versati e il montante da raggiungere sarà di 120 mila euro minimo (6 mila euro di contributi all’anno).
Il terzo caso, infine, riguarda coloro che raggiungono 67 anni senza aver versato contributi sufficienti per la pensione oppure che non soddisfano i requisiti del caso numero due. Per loro esiste l’assegno sociale a condizione che vengano rispettati determinati requisiti reddituali. Il reddito personale dovrà essere inferiore all’Assegno sociale, quello da coniugati entro il doppio.