Una volta con una banconota arancione eri la persona più ricca della terra. Oggi si torna a casa con meno cose e più domande. Una di queste: perché è aumentato tutto così tanto?

Una volta con 50 euro si riempiva un carrello. O almeno lo si spingeva con una certa soddisfazione, sapendo di aver portato a casa l’essenziale. Oggi con la stessa cifra si rischia di uscire dal supermercato con due buste, una delle quali piena solo d’aria e promesse.
E no, non è un’impressione: è inflazione. Ma quella vera, quella che non si misura solo con i dati ISTAT o con la BCE che alza i tassi, bensì con lo scontrino della domenica mattina, quando ci si chiede cosa diamine abbia fatto lievitare il prezzo del tonno da 1,79 a 3,20 senza passare dal via.
A incidere, spesso, non è nemmeno solo l’aumento diretto del prezzo, ma quel trucchetto che ormai conosciamo bene: la shrinkflation. Il pacco è uguale, il prezzo pure, ma il contenuto cala. Dai biscotti che da 400 grammi diventano 320, al succo di frutta che perde 100 ml per strada. Ci stanno fregando con eleganza.
Nel frattempo, il marketing gioca con le nostre emozioni: “nuova ricetta!”, “ancora più buoni!”, “più sostenibili!”. Tradotto: “più leggeri”, “meno prodotto”, “più margine per noi”. E la sensazione, ogni volta, è che qualcosa ci venga tolto mentre nessuno guarda.
L’inflazione e le mille scuse: a volte gli aumenti non sono giustificati
La colpa non è solo della guerra, della siccità o delle catene logistiche. O meglio: è anche quello, ma poi c’è il meccanismo a cascata. Gli aumenti diventano strutturali, difficilmente ritrattabili, e chi può – dalla grande distribuzione fino all’ultimo bar – ritocca i listini. Giustamente, spesso. Ma anche no.

E allora ci si adatta. C’è chi cambia supermercato, chi riscopre il discount, chi fa le offerte come se fossero la Coppa del Mondo. Ma soprattutto c’è chi impara a fare i conti non con la calcolatrice, ma con il naso. Fiutare le fregature, le confezioni-trappola, le promozioni che non lo sono. Ecco tre semplici consigli per sopravvivere in questa giungla di prezzi e furbate.
1. Occhio al prezzo al chilo, non al cartellino
La fregatura spesso non sta nel prezzo, ma nel formato. Due confezioni identiche a vista possono contenere quantità diverse. Quello che conta davvero è il prezzo al chilo (o al litro): è lì che si gioca la partita. E sì, serve la pazienza di leggerlo ogni volta, ma una volta imparato l’occhio, non si torna indietro.
2. Evitare la trappola del “multi-pack”
Non sempre “più è meglio”. Molti pacchi famiglia costano in proporzione più dei singoli, specie se si tratta di prodotti non indispensabili. Il trucco è calcolare se davvero si userà tutto, o se finirà scaduto in fondo alla credenza. A volte, è più economico comprare meno. E usarlo tutto.
3. Fare la lista. Ma davvero
Non è solo un consiglio da nonna: è una strategia di sopravvivenza. Andare a fare la spesa affamati e senza lista è come entrare in un casinò senza limiti. Si esce con biscotti che non servono, yogurt a caso e magari un pesto alla truffa. Una lista scritta (anche sul telefono) riduce le tentazioni e salva il portafoglio.