Una bella storia di amicizia

Una bella storia di amicizia

 

 

A distanza di qualche mese dall’avvio del loro progetto di Reti Sociali Naturali abbiamo chiesto ad Alessandro, seguito dal CPS di Niguarda e ad Armando, suo facilitatore naturale, una breve testimonianza della loro esperienza. A loro la parola...

 

Alessandro:

Nell’Aprile 2007 mi sono conosciuto con Armando a Roma, in un incontro organizzato da un Movimento politico  nel weekend. Il viaggio l’abbiamo fatto con un furgone sia all’andata che al ritorno. Abbiamo soggiornato in un albergo a quattro stelle in zona aeroporto. Ci siamo scambiati i numeri di telefono. E’ stato lui il primo a chiamarmi e quando mi ha chiamato ne sono rimasto colpito. Subito ho capito che era una persona con la quale ci si poteva confrontare positivamente.

Per un annetto abbiamo giocato a calcio con altri suoi amici. Giocavamo, mi sembra di ricordare, mercoledì e ogni settimana giocavamo in un campo diverso.

Nel 2009 mi sono riammalato e sono tornato a Niguarda in psichiatria. Armando è venuto a trovarmi in reparto insieme ad un altro amico – Alberto - . Sono rimasto sbalordito dalla visita perché non me l’aspettavo proprio. E allora ho capito che era un amico vero.

Dopo il ricovero sono stato inserito nel CRA di via Ippocrate e durante quel periodo non ci siamo visti molto. Quando ci incontravamo andavamo al bar a farci un aperitivo e spesso c’erano anche altri amici di Armando.

Nonostante Armando si sia sposato e abbia avuto una figlia io continuo a vederlo e sentirlo. Una sua caratteristica è che gli piace la birra ed è tifoso della Juventus.

Prima del Covid spesso Armando mi chiamava per pranzare insieme ai suoi colleghi che erano tutti simpatici. Me ne è rimasto in mente uno in particolare, Gennaro, napoletano di origine, aveva il classico accento.

Quando Armando è diventato dirigente non aveva più occasione di pranzare con gli stessi colleghi ma mi invitava sempre, prima del Covid a prendere un caffè al bar aziendale.

Con Armando ho fatto anche delle brevi vacanze (Amsterdam, Berlino, Roma) organizzate da Taizé, una splendida comunità monaci che Armando frequentava e che accoglie ogni anno migliaia di giovani da tutto il mondo.

Ho conosciuta la bambina di Armando che sono andato a trovare a casa loro. E’ una bellissima bimba. Naturalmente con il Covid non ci siamo più potuti vedere come prima ma abbiamo sempre mantenuto il rapporto. Ogni sera, ad esempio, ci sentiamo al telefono e leggiamo insieme un passo della Bibbia. Quando riusciamo ci vediamo con whatsapp. Per me Armando è un amico unico.

 

Armando:

Conosco Alessandro da almeno 15 anni. Ci siamo conosciuti per caso, attraverso amicizie comuni.

A quei tempi perlopiù ci trovavamo a giocare a calcetto ed è stato proprio durante una di queste partite che Alessandro  si è sentito male, bloccandosi in mezzo al campo da gioco,  dopo di che è stato ricoverato. 

Ho deciso pertanto di andare a trovarlo in ospedale, insieme ad un amico comune,  e  successivamente gli ho reso più volte visita fino a quando è stato dimesso.

Non saprei dire se prima di allora il disagio di Alessandro fosse più lieve o se fosse già presente a questo livello, ma certo è che non lo sospettavo e non me ne ero accorto fino ad allora. Da quel momento in poi però la nostra conoscenza  si è approfondita e intensificata.   

Oggi, cerco di spronare Alessandro ad uscire, a fare qualche passeggiata, a prendere i mezzi da solo, a fare sport e a ri-scoprire il mondo ma spesso pur dicendomi di sì alla fine fa un po’ il “pigrone” rimanendo a casa. Invece assieme risulta essere più motivato e non esita neanche un istante ad accettare le proposte di svago.

In diverse occasioni inoltre, mi ha raggiunto a pranzo durante la pausa di lavoro per mangiare assieme solo lui ed io o in compagnia dei colleghi di ufficio.

Nel frattempo mi sono sposato e ho avuto una bellissima bambina che ha ormai quasi due anni. Questa è la ragione per cui ultimamente ho meno tempo. Ciononostante Alessandro ed io ci sentiamo al telefono tutti i giorni, chiacchieriamo e poi dedichiamo un momento di preghiera assieme, il che è diventato un modo semplice ma efficace di recuperare pace e serenità.

Io avverto che Alessandro mi considera un vero amico, un punto di riferimento e non nascondo che anche per me questa relazione sia importante.

Nel rapporto con Alessandro, avverto il senso del mio ruolo ma credo sia  una crescita per entrambi, un modo per stare bene in uno scambio reciproco basato sulla consapevolezza che l’uno non è superiore all’altro ma l’amicizia si costruisce tra pari.

Probabilmente,  anche in ragione della mia sensibilità cristiana, non ho difficoltà a rendermi disponibile nei momenti di bisogno e, oggi, nel pieno della pandemia, mi fa piacere riuscire a mantenere l’appuntamento giornaliero con Alessandro nonostante i tanti impegni lavorativi e familiari.

In fondo, essere entrati nel progetto non ha cambiato molto del nostro rapporto e del nostro modo di stare insieme ma certo è servito a rendermi più consapevole di diversi aspetti che gravitano intorno al tema del disagio psichico. 

Sono pertanto contento di aver trovato in questa associazione degli operatori e dei professionisti preparati con cui posso confrontarmi e dai quali ascoltare ed imparare.

 

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