Una storia di vicinato

Una storia di vicinato solidale

di Annalisa Cerri e Paola Tondo 



Un profumo di peperoni si sprigiona dalla cucina della signora Gina.

Dalla scala esterna del palazzo la salutiamo, muniti di mascherine, e cominciamo a parlare con lei insieme a Flavio, utente del progetto aMIcittà che abita sullo stesso pianerottolo, in questo stabile di Via Hermada, in un appartamento gestito dalla cooperativa Diapason. Flavio è stato il primo a trasferirisi qui dopo il suo ingresso nel progetto e,  dopo di lui sono arrivati nell'appartamento altri due utenti, Giuseppe e Rong.

Il contesto è accogliente e ben organizzato, il grande condominio è diviso in diverse scale, quella di Flavio affaccia sulla Via Val di Ledro e su di un piccolo giardino dove negli ultimi mesi ci siamo trovati per i nostri incontri in tempo di Covid. Prima che questa epidemia cambiasse radicalmente le abitudini, abbiamo avuto la possibilità di incontrare la signora Gina di persona. 

Ci è stata presentata da Flavio dopo aver insieme esplorato la sua rete sociale naturale. Gina è la vicina di casa che lo ha accolto subito con la gentilezza e la generosità che la contraddistinguono; una signora di  78 anni che si è trasferita a Milano da ragazza e che non ha mai abbandonato tradizioni e usi della sua terra natale. L'attenzione per il vicinato è un ingrediente della sua cultura, e con all'arrivo di Flavio, un giovane alle prese con i primi passi di un'autonomia abitativa appena conquistata, si è subito prodigata per lui. Tutti i giorni Gina e Flavio si incontrano e da quando non è stato più possibile vedersi di persona per le restrizioni causate dalla pandemia, le loro chiacchiere sono proseguite dalle rispettive finestre. Gina rappresenta quella che per noi è una facilitatrice naturale, ovvero chi, a volte senza saperlo, presta ogni giorno una cura attenta alla persona, il proprio vicino, l'amico, il conoscente, in virtù di un legame personale.  Gina non si è tirata indietro quando noi operatori abbiamo chiesto di conoscerla e ci ha spiegato che questa sua sensibilità nasce dalla sua storia personale, perchè nella sua famiglia un nipote ha sofferto di problemi psichici e lei sa cosa vuol dire. Flavio glielo ricorda a suo modo e le ricorda che, stati quali depressione e malinconia  possono toccare ciascuno di noi. Il vicinato è come una famiglia allargata, si condividono sorrisi, scambi di parole e di cibi e Gina non manca mai di portare a Flavio e ai suoi coinquilini qualche pietanza preparata con amore. I loro scambi quotidiani sono reciprocamente confortanti perchè per Flavio, come per Gina,  rappresentano una sicurezza e ci dimostrano come al mondo non si sia mai completamente soli e che anche nelle nostre città, nel tempo slow della quotidianità, una parola di vicinanza non è mai negata. Così in via Hermada la vita in cortile si svolge come in una corte, anche sotto la coltre di un tempo segnato da paure e da incertezze, con la speranza di organizzare, appena ciò sarà di nuovo possibile, un aperitivo di caseggiato, dove i piatti della tradizione – le frise di Flavio e la mozzarella in carrozza di Gina – possano celebrare l'importanza di un incontro.

 

 

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